Partita iva: il regime forfettario

Quanto costa una partita iva nel regime forfettario?

Questa è una delle domande più comuni tra chi deve decidere se avviare una nuova attività: conoscere il costo della partita iva è infatti il primo parametro utile per decidere se può essere più conveniente iniziare un lavoro in forma indipendente o se invece è meglio optare per un contratto di lavoro subordinato. Come prima cosa distinguiamo tra i costi del commercialista e i costi fiscali.


Quali sono costi del commercialista nel regime forfettario?


Il nostro studio, oltre ad aprire gratuitamente la partita iva, per il primo anno di regime forfettario offre il servizio completamente gratuito, dalla tenuta della contabilità, agli invii, fino alla dichiarazione. In questo modo cerchiamo di fornire ai nostri clienti il supporto necessario per avviare l’attività. Dal secondo anno i costi seguono il tariffario dell’ordine dei commercialista e sarà possibile richiedere oltre alla contabilità generale, anche il controllo di gestione e un piano di marketing customizzati.


Quali sono i costi fiscali nel regime forfettario?


Il regime forfettario, a tutela dei contribuenti di minore dimensione, garantisce un’agevolazione fiscale in particolare in ambito IRPEF, IVA e IRPEF. Dopo una breve introduzione al regime in analisi,ci occuperemo nel dettaglio delle suddette imposte.


Regime forfettario


Il regime forfettario è stato introdotto nel nostro ordinamento dalla legge 190/2014, in sostituzione al regime dei minimi, definitivamente abolito con la Legge di Stabilità del 2016. In generale un regime fiscale o contabile individua delle particolari fattispecie a cui riferire un insieme di regole ben precise; nel caso del regime forfettario il legislatore vuole disciplinare i soggetti di ridotte dimensioni al fine di agevolare il loro sviluppo ed alleggerire il carico fiscale. I soggetti che possono optare per il regime forfettario sono i titolari di partita iva che nell’anno precedente quello di adozione soddisfano i seguenti requisiti:


  • hanno conseguito compensi non superiori a quelli individuati dalla Legge di Stabilità 2016 sulla base del proprio codice ATECO, che in linea di massima indicano una soglia di € 30.000;
  • hanno sostenuto spese per dipendenti non superiori a € 5.000;
  • il valore dei beni strumentali non è superiore a € 20.000.


Al contempo non possono avvalersi del regime forfettario i soggetti che:


  • si avvalgono di regimi speciali ai fini dell’imposta sul valore aggiunto;
  • i soggetti residenti all’estero che non producono almeno il 75% del reddito in Italia
  • soggetti che esercitano in via esclusiva o prevalente la compravendita di fabbricati, terreni edificabili e veicoli nuovi.


Regime forfettario: IVA


(art. 1 c. 58-60 L. 190/2014)


Ai fini del valore aggiunto, i contribuenti forfettari:


  • non esercitano la rivalsa dell’imposta di cui all’articolo 18 del D.P.R.633/72, per le operazioni nazionali;
  • le cessioni di beni intra si considerano cessioni interne senza diritto di rivalsa;
  • se intra UE, sono soggetti a IVA se viene superata la soglia annua di € 10.000
  • in caso di esportazioni/importazioni si applicano le regole ordinarie


In altre parole, in regime forfettario, il contribuente non dovrà applicare l’iva nelle fatture emesse e non potrà detrarre l’iva dalle fatture d’acquisto.


Regime forfettario: le ritenute d’acconto


I ricavi non sono soggetti a ritenute d’acconto; a tal fine, l’imprenditore deve rilasciare un’apposita dichiarazione al sostituto da cui risulti che le somme indicate in fattura sono soggette a imposta sostitutiva. In ogni caso, le ritenute subite erroneamente che non è possibile correggere, possono essere chieste a rimborso o scomputate in dichiarazione, se correttamente certificate dal sostituto.


Regine forfettario: imposta sostitutiva al reddito


Il calcolo dell’imposta sul reddito non è altro che l’applicazione dell’aliquota sulla base imponibile calcolata nella generalità dei casi come differenza tra i ricavi e i costi inerenti l’attività.


Nel regime forfettario invece, la base imponibile è calcolata applicando un coefficiente, forfettario per l’appunto, sul fatturato complessivo. Non si ha quindi lo scomputo dei costi dai ricavi. Il coefficiente di redditività varia a seconda del tipo di attività svolta, in relazione al codice ATECO (v. tabella seguente). Sono ininfluenti le sopravvenienze attive e passive, nonché le plusvalenze o le minusvalenze realizzate in corso di regime. Gli unici costi rivelanti sono i contributi previdenziali versati per disposizione di legge, che sono deducibili dal reddito d’impresa.



Regine forfettario: IRAP


Il regime forfettario comporta l’esenzione all’IRAP.


Regime forfettario: esempio del calcolo d’imposta


Immaginiamo che un professionista nell’anno X emetta tutti i mesi una parcella di 1000 euro: il suo reddito complessivo (base imponibile lorda) dell’anno X è di 12000 euro. Su questa base calcoliamo i contributi previdenziali; se il professionista non è iscritto ad alcuna cassa, dovrà pagare i contributi attraverso l’INPS gestione separata, la cui aliquota è del 25.72 %.


Importo dei contributi da versare:  12000*0.2572= 3086.4


Base imponibile netta: 12000-3086.4= 8913.6


Imposta sostitutiva da versare: 8913.6*0.05= 445.68


Questo è il calcolo dell’imposta nel regime forfettario, che sarà vigente fino all’anno di imposta 2018, da 2019, salvo ulteriori modificazioni, entrerà in vigore la flat tax.

FISCO

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